Prima la fiamma, poi…

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Demolire la logica per costruire una logica più logica.

Probabilmente in futuro sarà più semplice accettare il fatto che non vi sono molte differenze tra una persona e una macchina. Una persona è una macchina in cui agiscono dei programmi molto più articolati e con numerose variabili in più. I programmi vengono raccolti dall’esterno: si tratta del fattore “ambiente”. Altri vengono invece elaborati all’interno, e potrebbero risiedere nel settore della psicolgia del singolo individuo. Intendiamo restare distanti da ipotesi di studi dei sistemi sociali, preferendo osservare il fenomeno nella sua singolarità.

Gabriele e la logica della cassa automatica

Durante un incontro con un esperto e autorevole designer ascolto un esempio per capire come sia utile programmare usando la logica. Il professionista, volendo approfondire la tematica della costruzione di siti seguendo i dettami del UX e Ui design, porta l’esperienza dei programmatori del funzionamento dei bancomat.

I tecnici dovettero far fronte alle rimostranze dei direttori delle filiali di banche che si ritrovavano spesso, o almeno molto più del pronosticato, con le casse automatiche intasate. Questo fatto incideva sulla salute della filiale, che si ritrovava con:

  • la cassa automatica fuori servizio
  • gli utenti indispettiti
  • un impiegato costretto a svolgere funzioni extra

Per quale motivo? Gli utenti dimenticavano di ritirare la tessera magnetica introdotta nella cassa automatica. E le tessere finivano nel vano del bancomat, che lentamente andava riempiendosi e andando fuori uso, in attesa del ripristino manuale da parte del personale.

I programmatori pensarono ad una soluzione e la trovarono: semplice ed efficace. Dopotutto bastava porsi le giuste domande, nel giusto ordine.

Perchè una persona si affida al bancomat? Per ricevere il denaro contante.

Perchè dimentica la tessera all’interno del bancomat? Perchè quando ha raggiunto l’obiettivo si sente assolto dal compito, e dimentica il resto, tessera compresa.

La soluzione fu semplice: prima di mettere a disposizione il contante si doveva restituire la tessera. Il problema fu risolto.

Massimo e la fiamma del fornello

Lo ripeteremo all’infinito: non si può e non si intende discernere la personalità dal lavoro. Sono quello che faccio, e quindi quando lavoro non smetto di essere me stesso.

Sono un homebrewer: significa che, in alcuni e relativi momenti della mia vita, mi diletto a cucinare. Cosa? Birra. Con un compagno di avventure che si chiamo Massimo, con il quale condivido la passione per la produzione e il piacere della degustazione.

Capita che durante la produzione brassicola si utilizzino dei grossi fornelli a gas, per mettere a bollire la miscela di acqua e malto. Massimo, lo vedo, sovente si approccia a questi fornelloni con un malcelato timore. A volte lo vedo retrarre velocemente la mano; spesso mi occupo io di dare fuoco al gas.

Perchè? Perchè Massimo apre la manopola del gas e poi aziona l’accendino.

Anni di ripetizioni

Basterebbe, come nel caso del bancomat, invertire l’ordine logico del susseguersi delle azioni. Se Massimo accendesse prima la fiamma dell’accendino e poi girasse la manopola del gas non avrebbe problemi con la fiamma. Ne timori. Potremmo discutere sul fatto che io non gli indichi la giusta via, ma ad ognuno il proprio mestiere e la propria vocazione.

Il problema non si trova nell’errata sequenza delle due azioni, ma nell’usanza di affidarsi a delle azioni inconsce. E’ più semplice, e ci si trova abituati a non pensare, o a pensare ad altro.

Dopotutto il modo di apprendere è basato sul ripetersi delle stesse azioni. In questa maniera abbiamo imparato a camminare, a parlare, a programmare, a tirare di scherma e a scrivere eccetera eccetera.

Il problema, a questo punto, pare essere l’errato uso di schemi, o programmi, già appresi e utilizzati.

A Massimo non piace rischiare di bruciare i peli della sua mano, e non è un patito masochista. Semplicemente, è abituato ad agire in quel modo.

Demolire programmi, costruire programmi

Per un corretto utilizzo della mente è bene affidarsi alla logica dei fatti, cercando di non farsi condizionare da fattori esterni, ma anche interni.

Prima di svolgere qualsiasi azione è doverso domandarsi:

  1. quale è il risultato che voglio ottenere?
  2. quale è la condizione di partenza
  3. quali mezzi ho a disposizione?

Quindi è giusto elaborare un piano di azione secondo un percorso che sia il più semplice possibile.

Il fatto di guardare alle esperienze altrui è inevitabile, ma si dovrebbe osservare l’altrui esperienza soprattutto con lo scopo di fare meglio. E forse diversamente.

Chi lo ha detto che il modo giusto di agire sia quello più comune? Lo dice chi segue quella strada.

E se la Terra non fosse veramente piatta? E se oltre alle Colonne d’Ercole ci fosse altro mare ed altra terra?

La mia logica

Cercando di tornare al punto della discussione posso affermare quale sia la mia via, non ho la pretesa di indicare la giusta.

Quando sono nei pressi del fornello, con la pentola ripiena di acqua e malti, mi avvicino ai fori della struttura in ghisa. Afferro saldamente l’accendino, faccio in modo che la fiamma si inneschi dal piccolo utensile, e lentamente giro la manopola del gas. Numerose piccole fiammelle uniformi, di un bel blu acceso, iniziano a solleticare il fondo della pentola di acciaio. Io rimango soddisfatto ed incolume, privo di timore.

Seguendo lo stesso principio cambio la mia logica, se mi trovo in simili contesti ma con differenti condizioni.

Un esempio? Se devo accendere più di una candela uso una logica simile ma differente. Accendo la prima, e con la prima le altre. E se non posso muovere le candele accendo comunque la prima. Poi, con l’accendino in mano mi avvicino alla fiammella, premo la leva del gas senza girare la rotella, e la fiamma prende vita.

 

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